Su: Faro di Roma. Quotidiano di informazione http://www.farodiroma.it/argentina-90-anni-senza-martin-fierro-rivista-carattere-globale-pluralista-ando-ben-oltre-confini-nazionali-f-donat-cattin/
I novant’anni dalla chiusura della rivista d’avanguardia per eccellenza in Argentina, Martin Fierro, sono stati celebrati all’Università Guglielmo Marconi di Roma nel “Primo Colloquio Internazionale” sulle eredità e i bilanci, nonché sulle traduzioni e riletture che si possono fare dell’Avanguardia Internazionale. Il Colloquio – patrocinato da CONICET, RCAI, Università degli Studi di Padova, Fundaciòn Leopoldo Marechal, Hereredos de Oliverio Girondo y Norah Lange e dall’Istituto Italo-Latino Americano di Roma – ha inteso proporre un “approccio transatlantico” dello studio delle manifestazioni d’avanguardia e dei relativi sviluppi nel corso del tempo.
Fondata da Evar Méndez che fu il suo primo direttore, alla rivista argentina collaborarono Oliviero Girondo, Ernesto Palacio e José B. Cairola, Eduardo J. Bullrich, Sergio Piñero e Alberto Prebisch, ma sulle pagine della rivista pubblicò spesso anche lo scrittore Jorge Luis Borges e, tra gli altri, Pedro Figari, Raúl González Tuñon, Ricardo Molinari, Leopoldo Marechal e Leopoldo Lugones. “Se pensiamo ai nomi di chi contribuì al Martin Fierro, constatiamo la comparsa della generazione di quanti nel corso degli anni sarebbero diventati alcuni tra gli scrittori più rivoluzionari di entrambe le rive della lingua spagnola: Marechal, Borges, Girondo, Neruda, Lorca, Salinas, Diego, Jorge Guillén, Reyes, Villaurrutia, Pellicer o Novo, solo per citarne alcuni”, come afferma Carlos Garcìa, esperto in avanguardie storiche.
Il titolo della rivista era un omaggio al poema epico nazionale Martín Fierro, scritto da José Hernández, praticamente un classico della letteratura argentina: se il gaucho non era più considerato un fuorilegge, ma un eroe nazionale, lo si doveva a lui. Per Lugones questo libro sarebbe addirittura dovuto essere ‘Il libro nazionale degli argentini’. L’opera di Hernández comunque è apparsa in più di cento edizioni in Argentina e, all’estero, è stata tradotta in più di settanta lingue, persino in quechua ed in piemontese. “Si trattò di un progetto di carattere globale e pluralista, che andò ben oltre i confini nazionali”, spiega Bernat Padrò Nieto, professore di teoria della letteratura e letteratura comparata in quel di Barcellona.
L’avventura della rivista fu piuttosto breve, ma intensa: i suoi 45 numeri furono pubblicati a Buenos Aires dal 1924 al 1927. Cessò di essere pubblicato quando, durante la candidatura presidenziale di Hipópolito Yrigoyen, Méndez preferì chiuderlo anziché mettere la rivista al servizio della politica, come invece esigevano alcuni dei suoi collaboratori. Ad ogni modo Martín Fierro fu percepito dai contemporanei come rappresentante dell’avanguardia argentina ed il martinfierrismo rappresenta oggi un capitale culturale, non solo argentino.
Va segnalato inoltre come nel corso del Colloquio sia stata prestata una particolare attenzione alle caratteristiche che assumono i generi polemici nelle riviste d’avanguardia – il libello, l’invettiva, la satira – alle opere di diffusione e traduzione di autori francofoni e italiani in Martìn Fierro (Apollinaire, Cocteau, Eluard, Girardoux, Morand, Valéry, Lafforgue, D’Annunzio, Pietro Illari o Filippo Tommaso Marinetti), alla disputa provocatoria intorno al Meridiano intelectual de Hispanoamérica nella quale furono coinvolte le riviste La Gaceta Literaria, Martìn Fierro, Amauta, Revista de Avance, Orto, La pluma y Cruz del sur, Crìtica e El Hogar, allo spazio dedicato ai rapporti tra espressioni artistiche con un aggiornamento delle attività dell’arte plastica avanguardista internazionale, della musica, dell’architettura, della critica cinematografica e, in minor misura, dell’opera ballet e del teatro nonché ai progetti di contropartita degli esperimenti d’avanguardia (come Los pensadores, Claridad, o i riordinamenti estetico-ideologici successivi ai gruppi Sur o Contorno).
Francesco Donat-Cattin